Il tentativo di ritorno alla normalità passa anche per un «rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale», indicato dal nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi per raggiungere «gli ambiziosi obiettivi» di riscrittura delle regole del nostro ordinamento tributario. Come sottolineato da Draghi nel programma presentato alle Camere in occasione del voto di fiducia al Senato, l’agenzia
delle Entrate ha già fissato il «Piano della performance 2021-2023).
Sotto la voce «potenziamento dei controlli in materia tributaria» l’Agenzia fissa in 14,04 miliardi di euro le risorse da recuperare nell’anno in corso con controlli mirati su piccole imprese e professionisti. Non solo. Un contributo importante arriverà anche dal completamento della sperimentazione per l’utilizzo dell’archivio dei rapporti finanziari nelle analisi di rischio che vedranno coinvolte le società.
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Strategie e attività di recupero dovranno però tenere conto del contesto in cui oggi operano professioni e imprese. Un contesto dove il ritorno alla normalità sembra essere rinviato di settimana in settimana per via della continua rincorsa al virus, ora, soprattutto alle sue varianti. Anche per questo l’amministrazione finanziaria nel piano di azione si pone come obiettivo anche quello di ottimizzare l’attività di controllo cercando di migliorare per quanto possibile la valutazione del rischio di non compliance da parte dei
contribuenti, ormai sempre più in difficoltà per le continue misure direstrizione e, in molti casi, ancora in attesa di ristori. Particolare attenzione, in questo senso, sarà dedicata ai tassi di positività dei controlli sostanziali e ai valori mediani della maggiore imposta definita per adesione o acquiescenza delle imprese di media dimensione. In sostanza si punterà sempre e comunque sui casi di frode e di evasione più gravi e con un indice di rischio elevato.
In questa direzione va anche la norma introdotta con l’ultima legge di Bilancio che punta a bloccare sul nascere le frodi Iva per chi sfrutta l’esenzione nelle attività di export senza averne diritto.
Ma il Covid ha anche profondamente mutato la filosofia di fondo del recupero dell’imponibile e delle imposte non versate. Anche per necessità, visto che è stata congelata l’attività di notifica sia degli atti impositivi sia delle cartelle esattoriali, la compliance è diventata sempre di più strategica nell’attività dell’agenzia delle Entrate.
Lo dimostrano gli alert inviati nel corso del 2020 che, sempre secondo quanto riportato nel piano della performance, hanno raggiunto la quota record di 950mila. Del resto, non essendo atti impositivi veri e propri ma inviti al ravvedimento le Entrate avevano margini di manovra per indurre i contribuenti all’autocorrezione segnalando anomalie emerse dall’incrocio con le banche dati che, tra l’altro, stanno diventando sempre più corpose sia grazie alla fattura elettronica che allo scambio di informazioni soprattutto finanziarie con le autorità fiscali estere. E anche per quest’anno dalle lettere di compliance si attende un aiuto non secondario nell’attività di recupero:l’obiettivo (probabilmente prudenziale) è di inviarne 65 mila per incassare attraverso il ravvedimento 600 milioni di euro. E a questo si affiancano anche gli strumenti dedicati alle imprese di media o grande dimensione. Da un lato, gli interpelli per i
nuovi investimenti possono portare a un maggior gettito di 280 milioni nel 2021, 362 nel 2022e 182 nel 2023. Da un lato, la cooperative compliance consente di monitorare in maniera continuata e condivisa imponibili per 10 miliardi di euro. La vera sfida, però è lavorare ulteriormente compliance attraverso l’erogazione dei servizi. E la chiave di volta è la precompilazione di registri, modelli di versamento per arrivare anche alla dichiarazione Iva:il cui progetto è entrato nel vivo da inizio anno e riguarderà 2,3
milioni tra imprese e autonomi.
Senza dimenticare che il core business dell’attività delle Entrate restano comunque i controlli. La pandemia frenerà le verifiche in azienda ma il contraddittorio a distanza attraverso le nuove tecnologie potrebbe comunque rappresentare un viatico per digitalizzare i rapporti fisco contribuenti una volta che sarà tornata la normalità dopo la pandemia.
Fonte: Il Sole 24 ore